“Negli ultimi vent’anni sono state investite molte risorse per rendere più intelligenti le nostre attività. Si è parlato di città cablate, di città digitali. Ma il digitale non e necessariamente più intelligente dell’analogico. Oggi diciamo qualcosa di diverso: diciamo che in Italia non si è superato il gap, fra la sperimentazione e il prodotto, e soprattutto non si è stati capaci di fare sistema, di riusare quanto già brevettato.”
Così Francesco Profumo, Ministro dell’Istruzione della Ricerca e dell’Innovazione, ha dichiarato a Trento a margine di un convegno sulle Smart cities. Il senso delle sue parole è evidente: negli anni moltissime risorse sono stare spese in progetti di ricerca, troppo spesso da essi non si è avuto il ritorno economico sperato. Proprio per questo in Italia risulta diseconomico investire in ricera e prototipi: su 15 miliardi investiti ne ritornano 10. Per invertire la rotta è necessario un serio confronto, la trasparenza, la valorizzazione delle intelligenze e dell’impegno, e la capacità di condividere, di fare sistema, di mettere in rete le miriadi di progetti di innovazione realizzati in questi anni.
E infatti il ragionamento di Profumo prosegue, quasi fosse una provocazione.
Dobbiamo mettere a disposizione del Paese tutto quanto abbiamo fatto in questi anni in termini di applicazione ma anche di buone prassi e di procedure, e questo ovunque. Il modello può essere ad esempio quello dell’Apple Store. Ciascuna applicazione viene messa a disposizione di tutti per una cifra irrisoria. Se provassimo a pensare ad uno store dell’innovazione e dell’intelligenza in Italia, avremmo fatto un grande passo in avanti. Tutti possono contribuire: enti locali, scuole, università e così via.
Certo, la visione del Ministro è dettata anche dalla congiuntura economica, dal debito pubblico che pesa sul bilancio dello Stato, ma soprattutto dalla necessità di rivedere la spesa e di razionalizzarla, visto le troppe occasioni in cui le risorse sono state spese senza dare risultati concreti. Una sfida importante che Enti locali, Università e aziende debbono saper raccogliere e rilanciare.