Il CISIS ha pubblicato la settimana scorsa il Rapporto sull'Innovazione nell'Italia delle Regioni 2012. Quando si parla di innovazione sarebbe opportuno partire dallo stato dell'arte, e il RIIR è sicuramente lo strumento adatto a fotografare la situazione data.
In questi anni le Regioni hanno aggiornato le proprie strategie per la società della informazione e della conoscenza. In molti casi queste strategie assumono la forma di “agende digitali regionali”, talvolta anche nel nome, ma soprattutto nei fatti e nei contenuti.Tutto ciò sotto la spinta dell’Agenda digitale europea che ha aperto ad una nuova era delle strategie per la società della conoscenza.
Qual è il ruolo delle Regioni? Le Regioni svolgono diversi ruoli contemporaneamente. Definiscono leggi e regolamenti che spingano vero il completo switch off digitale. Coordinano le azioni degli Enti locali, delle Autonomie funzionali, degli operatori economici e delle parti sociali per favorire sinergie. Diffonfono il riuso e valorizzano gli investimenti già realizzati.
Cosa è stato fatto? Le Regioni hanno lavorato in questi anni per il miglioramento del tasso di fiducia e sicurezza delle reti, per portare internet veloce e superveloce ai cittadini, per porre le premesse della piena transizione di servizi pubblici e privati verso il digitale; hanno messo in campo azioni mirate ad innalzare il livello delle competenze digitali e offrire servizi on line accessibili; hanno favorito l’impiego dell’ICT in modo intersettoriale per rispondere alle sfide emergenti in campo ambientale, sociale, sanitario, della mobilità.
Leggi regionali: quasi tutte le Regioni (eccetto la Campania, la Calabria e le Marche) inquadrano il tema della digitalizzazione in leggi dedicate alla società dell’informazione.Sono 28 le leggi regionali fin ora approvate. Accanto alle leggi regionali di tipo “generale” (presenti in sette Regioni) che definiscono il contesto regionale, sono nate nuove leggi dedicate alla sistematizzazione di temi specifici, come il pluralismo informatico, gli open data, la semplificazione amministrativa. In particolare sono state pubblicate nell’ultimo anno nuove leggi su pluralismo informatico e open data in Piemonte, Puglia, Lazio e Provincia di Trento.
Le risorse: le Regioni hanno già programmato (2007-2013) un importo complessivo di 5,3 miliardi di euro dedicati alla società dell’informazione dalle strategie regionali. I capitoli più sostanziosi sono quelli dell’e-health (559 milionidi euro investiti), degli Enti locali e della Ricerca e Innovazione. Le Regioni investono complessivamente 113 milioni di euro sull’interoperabilità e circa 85 milioni di euro sulla dematerializzazione. Per Enti locali e digital inclusion sono investiti complessivamente 615 milioni di euro. Interventi di questo tipo spesso si integrano in Piani di e-Government realizzati nel contesto della governance territoriale (community networks).
La governance regionale: per ciascuna Regione sul suo territorio, sono le community networks gli strumenti della governance che nel tempo si stanno rafforzando anche per la necessità di trasferire agli enti sub regionali il portato di innovazioni definite a livello nazionale e gli standard definiti a livello interregionale. Sono 16 le Regioni che hanno attivato una Community Network, tra queste l'Emilia Romagna è la regione che ha attivato più servizi nella sua rete.
Banda larga: i dati sul digital divide evidenziano un progresso rispetto allo scorso anno per quanto riguarda la copertura della banda larga di base. Complessivamente in Italia tale divario si sta riducendo. I dati presentati nello scorso Rapporto RIIR indicavano un digital divide complessivo in Italia pari al 9 per cento, oggi ridotto di oltre 4 punti percentuali. Sulla banda larga ad alta capacità il Paese è, invece, molto indietro. Le risorse programmate per la banda larga dalle Regioni ammontano a circa 593 milioni di euro, quelle individuate ad oggi per la banda ultra larga a circa 448 milioni di euro. 18 sono le Regioni che hanno attivato un piano regionale per la Banda larga, tra queste il Friuli è quello che ha investito di più con 125mln di euro.
Interoperabilità e cooperazione applicativa: oggi tutte le Regioni e Province autonome hanno ormai una porta di dominio (21 porte regionali in esercizio, di cui 15 sono qualificate e una in fase di riqualificazione), primaria condizione per l’avvio di scambi tra amministrazioni in cooperazione applicativa. Sono state dispiegate presso i soggetti del territorio 671 porte di dominio (erano 384 lo scorso anno).
Sicurezza ed efficienza energetica: sono 11 le Regioni con Unità locale di sicurezza. Di queste 3 hanno approvato un piano di Disaster Recovery, 1 un piano di Business Continuity, 7 entrambi i piani. Il tema della sicurezza si connette a quello del “green computing”, ovvero di un utilizzo ecologico ed altamente efficiente degli strumenti. La Regione con il maggior numero di azioni intraprese in questo senso (8) è la Sardegna.
Identità regionale federata: 19 tra Regioni e Province Autonome prevedono di attivare il sistema di identità digitale federata e 18 hanno già un progetto in tal senso. La maggior parte dei progetti coinvolge attualmente le identità degli operatori della PA, mentre in indici casi i sistemi coinvolgono l’identità digitale dei cittadini.
Firma digitale: l’utilizzo della firma elettronica è diffuso in tutte le Regioni. Sono 18 ad avere disponibilità di una firma digitale, la firma più “forte”, mentre la disponibilità di una firma elettronica qualificata è una realtà per otto Regioni (che comunque hanno tutte contemporaneamente la firma digitale). Sono sette le Regioni che hanno una firma avanzata quasi sempre associata ad una tipologia più forte.
Pagamenti elettronici ed e-procurement: è possibile effettuare pagamenti on-line di prestazioni sanitarie presso sei Regioni (in due casi si tratta di una sperimentazione). Per due Regioni il servizio è tuttora in fase di progettazione. Maggiore il numero di Regioni (10) che consentono pagamento on-line di tributi regionali (bollo auto). In otto Regioni è presente una piattaforma integrata per il pagamento on-line. Quasi tutte le piattaforme hanno caratteristiche di integrazione quali la possibilità di visualizzazione della situazione debitoria dell’utente o la possibilità di effettuare pagamenti generalizzati verso uno o più enti.
Sanità: i Ministeri e tutte le Regioni stanno lavorando alla realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Il Fascicolo risulta già realizzato in cinque tra Regioni e Province Autonome (Lombardia, Provincia Autonoma diSc Trento, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna), è in fase di sperimentazione in sette Regioni (Piemonte, Liguria, Marche, Veneto, Abruzzo, Campania, Basilicata), in corso di realizzazione o comunque previsto nelle altre Regioni.
Open Data: le Regioni, prima fra tutte la Regione Piemonte, hanno anticipato il percorso e animato il dibattito. Oggi sette Regioni hanno dato un inquadramento normativo o regolamentare al tema degli open data, formulando in alcuni casi delle leggi regionali dedicate. Sono attivi otto progetti in altrettante Regioni per la sistematizzazione e liberazione dei dati, altre otto Regioni hanno di recente avviato la programmazione di un intervento di questo tipo. Le Regioni che già pubblicano dataset sono nel complesso tredici: in dieci casi è previsto un portale dedicato, nei restanti tre casi si prevede di realizzarne uno mentre i dataset sono comunque disponibili sul sito regionale istituzionale. Nel complesso sono 984 i dataset pubblicati dalle Regioni: 454 solo in Piemonte sui temi più vari, 303 in Basilicata (tutti geografici), 165 nella Provincia Autonoma di Trento.
Inclusione digitale: 16 Regioni dichiarano di avere programmi per la formazione di livello base (10 Regioni) e a più livelli (12). In dieci Regioni è previsto un diretto coinvolgimento della cittadinanza nelle dinamiche formative dedicate all’alfabetizzazione digitale. I luoghi dell’alfabetizzazione “in presenza” sono i PAAS (Punti di Accesso Assistiti ad internet). L’esperienza per molte Regioni va avanti da diversi anni: i centri di accesso pubblici regionali sono 1200, coinvolgono circa 900 Comuni e oltre 700 associazioniInclusione digitale.
Scuola: gli interventi più diffusi tra le Regioni sono quelli per l’informatizzazione delle aule e dei laboratori e la pubblicazione di portali regionali della scuola che riportano informazioni sulle opportunità formative offerte dalla Regione, eventi, progetti in corso, risorse, mentre non sono ancora presenti in modo diffuso software didattici e altri contenuti per la didattica. Le risorse più significative sono investite in aule e laboratori multimediali e in modo complementare per realizzare reti di accesso ad internet. Nove Regioni finanziano interventi per la formazione dei docenti all’uso dell’ICT e altrettante sostengono le famiglie nell’acquisizione di dotazione tecnologica e di connettività, o con iniziative di formazione.
Investimenti in Ricerca e Sviluppo: in un contesto di incremento della spesa nazionale per R&S (in termini nominali) del 2,2% tra 2009 e 2010, le regioni italiane confermano rilevanti differenze, sia in termini di struttura del sistema della ricerca, che di dinamica delle spese per R&S. La Lombardia è sempre la regione con spesa per R&S più elevata, seguita da Lazio, Piemonte ed Emilia-Romagna. La R&S si conferma come un fenomeno caratterizzato da elevata concentrazione: le quattro regioni citate rappresentano oltre il 59% della spesa per R&S totale. Con riferimento alla percentuale di spesa per R&S sul Pil (si può ricordare che l’obiettivo generale Ue, al 2020, per questo indicatore è il 3% e quello nazionale 1,54%). Il dato italiano 2010 è pari a 1,26%, ma le regioni si diversificano sostanzialmente passando dal 2,03% del Trentino, allo 0,46% della Calabria.
Quali sono le sfide per il prossimo futuro? Bisogna puntare sulll’offerta di servizi,e favorire così la partecipazione ai processi da parte della cittadinanza. La strada è quella della piena digitalizzazione. Concluso il percorso dell'interoperabilità, la sfida è quella della liberazione dei dati della PA. Insieme ovviamente agli interventi infrastrutturali, in primo luogo la condivisione di banche dati ed anagrafi pubbliche, e regole chiare sull'identificazione degli utenti e dei loro diritti digitali, l'abilitazione piena al pagamento online, lo sviluppoi di una infrastruttura interoperabile inerente i dati territoriali.